Go e Scacchi

Go e Scacchi. Oriente e Occidente. Da tempo si cercano di fare paragoni tra due dei più conosciuti giochi al mondo, il Go (o Wei-ch’i) e gli Scacchi, cercandone le analogie ma allo stesso tempo marcandone le differenze.
A livello elevato di processi di pensiero, ritroviamo in entrambi i giochi dei denominatori comuni negli elementi strategici e tattici, ma risulta abbastanza evidente una connessione con alcuni fondamenti dell’etica sociale e della vita stessa.

Le cosiddette “virtù cardinali” dell’Occidente, che scaturiscono dalla doppia elica della Civiltà Occidentale (tradizione greca-romana e religione giudaico-cristiana), sono infatti quasi sempre focalizzate sull’individuo sia come parte della società che come soggetto isolato da esso. Un’etica parecchio diversa da quella orientale, focalizzata più sull’organizzazione sociale e sul comunitarismo che sul singolo individuo, aspetto questo che è riferito alle tradizioni filosofiche cinesi, uniche e senza precedenti nel mondo occidentale, quali Il Tao, uno dei filamenti filosofici di una treccia a tre capi dove si ritrovano anche il Confucianesimo e il Buddismo.
L’idea ebraico-cristiana della preminenza assoluta dell’individuo come coscienza individuale è in netto contrasto con la mentalità orientale che dissolve/assorbe l’individuo nel flusso cosmico.
Semplificando, la principale differenza tra Occidente e Oriente è che il primo si fonda sul principio di “trascendenza” (Dio e il mondo sono separati) mentre il secondo si fonda sul principio di “immanenza” (Dio e il mondo sono la stessa realtà).

Lo scacchista usa le configurazioni (pattern) come strumenti dell’argomentare in una struttura tipicamente deduttiva.
Nel go il puntare o selezionare un solo aspetto in modo esaustivo non porta beneficio anzi è estremamente pericoloso, poiché “nulla ha senso se non nel contesto”.
Negli scacchi il successo può essere deciso in una mossa, nel caso più eclatante lo scacco matto o c’è o non c’è (logica bivalente), e più in generale la presenza di pezzi più o meno importanti ed esplicitamente schierati sin dall’inizio indirizza in modo chiaro la lotta verso l’obiettivo mediante spiegamento di forze verso punti vitali e spesso attraverso una decimazione delle difese avversarie, e questo modo di procedere è in relazione alla “Via Occidentale” di approcciare una lotta, un conflitto, una situazione. Nel go, invece, il successo è una serie di gradi, in qualche modo più fuzzy. L’obiettivo, quindi, non è tanto quello di sconfiggere l’avversario, quanto di massimizzare vantaggi e svantaggi.
Quanto affermato è in linea con il differente approccio tra il modo di pensare e agire occidentale “per principio”, dando quindi importanza alle ideologie, all’assoluto, al bianco o nero, rispetto alla maniera orientale, che pensa ed agisce “per circostanza”.

Assodato che i due giochi sono molto diversi, vi sono tuttavia evidenti legami di parentela. Ecco le differenze più evidenti:

Lo spazio: lo spazio degli scacchi è piccolo, e in esso v’è una notevole circolazione di pezzi; lo spazio del go è immenso, ma si popola e si restringe fino alla saturazione.
Il materiale: completamente presente all’inizio di una partita di scacchi, viene meno a mano a mano che si avanza nel gioco; i pezzi poi sono diversi, hanno diverso valore e si muovono in un modo ben definito, ciò rende più difficoltoso l’apprendimento delle regole, ma facilita il compito, soprattutto ai principianti; regole di gioco ben definite e di semplice uso rispetto a una completa libertà di cui spesso non si sa cosa fare. Le pedine del go hanno tutte lo stesso valore a priori; in seguito prenderanno quello che le si vorrà dare, anche se andrà costantemente modificandosi durante il gioco.
Lo scopo: negli scacchi lo scopo è la distruzione dell’avversario, lo scacco matto; nel go lo scopo è semplicemente di fare un po’ meglio, guadagnare un po’ di territorio in più. Negli scacchi un vantaggio impercettibile deve essere prima o poi convertito in un vantaggio tangibile per condurre in porto la partita Un vantaggio, giocando a scacchi, non sempre assicura la vittoria, poiché vi sono molte possibilità di annullarlo, ma quando esso è sufficiente tende a crescere da solo. Nel go è sufficiente conservare il vantaggio impercettibile fino alla fine per aver garantita la vittoria, si può persino sopprimere per convenzione la patta; di contro un vantaggio, quale che sia, non tende a crescere, anzi occorre difenderlo e non è affatto facile. Nel go lo spazio e la sua occupazione costituiscono lo scopo e la distruzione (parziale) dell’avversario ne è un mezzo, l’esatto contrario che negli scacchi.

La tabella che segue schematizza gli elementi tipici di ogni disciplina, sotto il profilo sociale, strategico e tattico:

Disciplina Scopo del gioco Funzione sociale Elementi strategici Funzione della tattica
Scacchi Scacco matto (intrappolamento del Re avversario). Non particolare.
Fa eccezione l’Unione Sovietica dal 1925 circa agli anni ’80 del secolo scorso.
• Individuazione di obiettivi parziali e valutazione della posizione.
• Ottimizzazione dell’azione dei propri pezzi e limitazione degli avversari.
• Riconoscimento di pattern visuali ed astratti. Determinante.
Una singola azione tattica ben riuscita diventa l’episodio principale e spesso conclusivo di una partita.
Go o Wei-ch’i Controllo di maggior parte possibile di territorio sul Goban. Molto importante.
Al secondo posto tra le arti tradizionali e ritenuto necessario per l’educazione e la formazione di funzionari e dignitari nella Cina Imperiale e nel Giappone Imperiale.
Concetto di controllo, nel senso di una valutazione continua della situazione complessiva.
• Scelta di ciò che può essere ritenuto soddisfacente.
• Temi strategici: difesa dei propri gruppi, attacco ai gruppi avversari, guadagno del territorio. Molto importante la conoscenza dei temi tattici, ma una vittoria locale rischia di far perdere.
La tattica non è legata alla strategia.
Il concetto che un successo tattico porti ad una vittoria strategica è alieno dallo spirito del Go/Wei-ch’i.

Lo svolgimento dei due giochi è talmente diverso che alcuni pensano non ci sia alcun rapporto tra loro e che non ci sia nessun alcun interesse a cercarne.
Ma c’è un paradosso: se si cerca un concetto, un elemento di gioco che sia del tutto estraneo all’altro, non lo si trova. Non ci sono corrispondenze dirette o evidenti, ma esistono in modo latente. Da qualunque prospettiva si guardi, sia essa di spazio, di tempo, di riflessione tattica o strategica, di fasi di gioco, di studio o soluzione di problemi, di minaccia o attacco, di mosse forzate, d’iniziativa o quant’altro, i parametri sono diversi ma c’è un legame, più o meno evidente, che assimila le azioni di un giocatore di scacchi a quelle di un giocatore di go.

Nella declinazione dei due giochi ritroviamo la dicotomia tra Oriente ed Occidente, con il loro differente approccio alla filosofia, alla politica, all’economia, all’uomo ed al senso della vita. I singoli pedoni e pezzi degli scacchi come mezzi per raggiungere il fine, la pietra del go, nell’alternarsi di Yin e Yang, come parte del tutto.

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